La trasparenza, il lasciarsi attraversare e modificare dalla luce, la metamorfosi, sono i colori principali del linguaggio scultoreo di Dall’Osso, che esprime maggiormente attraverso la fusione dei policarbonati.
Nel 2007 Davide Dall’Osso incontra Maria Vittoria Gozio (sua compagna nella vita) che gli si affianca nella curatela delle sue opere e nella collaborazione delle creazioni dell’ATELIER. Assieme a Maria Vittoria nel 2014 fondano Atelier Dall’Osso snc. Ad oggi con la curatela di Maria Vittoria, firmano a quattro mani tutte le installazioni e le mostre dell’artista.
Nell’Atelier di Davide Dall’Osso le creazioni artistiche raccontano della “furia e dello spirito” dell’essere umana; queste vengono raffigurate attraverso il cavallo e la figura femminile.
“La furia” viene riconosciuta nella forte fisicità e nel senso di libertà che il cavallo infonde in chi lo guarda, l’artista riconosce le “pulsioni spirituali” dell’uomo del proprio tempo. Le sculture equine realizzate dall’artista che abitano giardini pubblici e parchi privati, raccontano sempre del rapporto che l’essere umano ha con la propria esistenza e l’essenza della totalità che lo circonda.
“Lo spirito”, ossia la parte spirituale dell’essere umano viene rappresentata quasi completamente attraverso il corpo femminile. Come viene raccontato in “Angela”, l’artista legato alla filosofia del filosofo/teologo Mancuso, definisce femminile l’energia creativa che pervade l’Universo e così l’energia divina e spirituale dello stesso.
Le sculture vengono realizzate sia in policarbonato che mixando materiali come il ferro, il rame, il bronzo, la resina, il filo di ferro, la rete metallica.
Oltre al filo di ferro l’artista crea le sue opere in fusione di policarbonato. Questa tecnica da lui inventata, gli permette di realizzare sculture utilizzando anche il 100% di scarto industriale di questo polimero plastico. La tecnica dell’intreccio del filo metallico e la fusione del policarbonato a volte si incontrano in opere suggestive e drammatiche, come se la materia stessa di queste opere riuscisse a raccontare di sé al di la del senso della realizzazione.