Il Comune di Castelfiorentino sceglie, per la stagione di arte e cultura del 2019, lo scultore Davide Dall’Osso come interprete del nostro contemporaneo. L’artista con la mostra diffusa “Lo spazio per essere”, reinterpreta le vie e i muri della città trasformandole nelle pagine di un diario dove lo scritto saranno le sue sculture che narreranno a chiunque ne voglia “leggere”, della natura nomade/migratoria, osservatrice e rivelatrice che è l’essenza stessa dell’essere umano.
Per poter visitare questa installazione, le persone si dovranno “mettere in viaggio”, attraversando strade consone mutate della loro quotidianità dalle opere di Dall’Osso; anche questo mutare delle strade attraversate quotidianamente dai castellani, nella visione dell’artista, porterebbe ad una maggiore consapevolezza del cambiamento, della diversità insita in ogni essere umano.
L’installazione a Castelfiorentino racconta del Viaggio che l’uomo compie alla ricerca della sua
identità. Il viaggio che lo porta ad attraversare terre, a confrontarsi con differenti popoli e differenti culture, fino ad arrivare nel luogo di appartenenza, dove poter diventare ed essere sé stesso.
L’artista che si è formato alla civica scuola di teatro Paolo Grassi a Milano, costruisce le sue installazioni come delle drammaturgie, con un prologo, un epilogo e l’auspicata catarsi.
…”A Castelfiorentino, per dare forza al senso del cammino che l’uomo compie nella sua esistenza, l’inizio dell’installazione saranno i cavalli”…
Il cavallo rappresenta per Dall’Osso la forza di volontà, la determinazione, la tenacia dell’uomo.
Con il cavallo, nei secoli, abbiamo viaggiato, scoperto, scambiato, conquistato la nostra cultura, la nostra storia. Il cavallo è stato nei secoli, la nostra possibilità di conoscenza. Uomini e cavalli hanno condiviso e scritto per migliaia di anni la nostra storia. Il cavallo ha segnato il cammino dell’uomo. Oggi non è più così, eppure quando vediamo un cavallo istintivamente ci fermiamo, ci avviciniamo, cerchiamo di entrare in contatto. Esiste empatia reciproca fra uomo e cavallo.
Esiste una memoria atavica che viene trasmessa nell’uomo attraverso i geni. Questa memoria trasmette in noi atteggiamenti, comportamenti, stati d’animo che sono appartenuti ai nostri avi; quindi, come i nostri avi, portiamo in noi la conoscenza, la fratellanza, il rispetto verso il cavallo.
Il cavallo che ci ha permesso di essere ciò che siamo, un’umanità di conoscenze e di diversità”.
Il progetto “Lo spazio per Essere” intercetta una tematica sull’umano che da sempre ma soprattutto recentemente, è stata oggetto di confronti, talvolta anche accesi, sulla diversità e accettazione di esso, in tutte le sue manifestazioni.
La mostra si snoda attraverso gli spazi del Teatro del Popolo, del Museo Bego e degli spazi cittadini con un’installazione dal titolo “Lo Spazio per Essere”. Una sorta di auspicio al superamento di vecchi preconcetti perché si viva in un domani fatto di accettazione dell’altro quale superamento di qualsiasi tipo di “differenza”.
Questa installazione, rappresenta con i suoi grandi volti occidentali, asiatici, africani, con i suoi corpi dalle trasparenze in policarbonato, un vero e proprio esercito dell’anima, ciascuno con la sua diversità, espressione di uno stato psicologico predisposto alla ricerca di una connessione empatica con il mondo che lo circonda. Le opere sembrano quasi consumarsi nel faticoso tentativo di trovare un canale di comunicazione con l’esterno e si pongono lì, davanti all’osservatore, arrovellati in una sorta di circuito fatto di annullamento e rigenerazione.
Mostra diffusa, Castelfiorentino (FI)